Scopri come la tassonomia di Bloom può trasformare i tuoi metodi didattici. Non a caso, i nostri esperti la utilizzano ogni giorno!
Nel mondo dell’istruzione e della formazione professionale, pochi strumenti hanno avuto un impatto tanto duraturo quanto la tassonomia di Bloom. Da oltre 65 anni, questa classificazione guida i team pedagogici nella definizione di obiettivi di apprendimento strutturati e progressivi. Che tu gestisca programmi di formazione in azienda, coordini percorsi o voglia ottimizzare l’efficacia dei tuoi dispositivi formativi, in questa guida trovi le chiavi per padroneggiare e applicare la tassonomia di Bloom nei tuoi progetti. Scoprirai anche come Edflex la integra nella propria curation per massimizzare l’impatto della formazione in azienda.
Che cos’è la tassonomia di Bloom?
La tassonomia di Bloom è una classificazione gerarchica dei processi cognitivi coinvolti nell’apprendimento, ideata nel 1956 da Benjamin Bloom e rivista nel 2001 da Lorin W. Anderson e David R. Krathwohl. Comprende sei livelli, dal più semplice al più complesso:
- conoscenza, 2) comprensione, 3) applicazione, 4) analisi, 5) sintesi, 6) valutazione.
- Ogni livello corrisponde a una tappa progressiva — dalla memorizzazione alla capacità di giudicare e creare — che permette di adattare gli obiettivi in base al grado di padronanza richiesto. Oggi è un riferimento per docenti e formatori di tutto il mondo, perché aiuta a progettare esperienze che guidano gli apprendenti e chiariscono cosa ci si aspetta da loro.
Le origini con Benjamin Bloom
Tra il 1949 e il 1953, all’Università di Chicago prende forma il progetto guidato da Benjamin Bloom: una squadra di 34 accademici lavora a un sistema universale per aiutare gli insegnanti a formulare obiettivi pedagogici in modo rigoroso e confrontabile. La pubblicazione del “Handbook on the Classification of Educational Objectives” (1956) segna una svolta e, negli anni, il modello viene adottato e adattato in tutto il mondo.
I tre domini dell’apprendimento secondo Bloom
La tassonomia riconosce che l’apprendimento non riguarda solo la sfera cognitiva. Distingue tre domini di competenza che insieme compongono l’esperienza formativa.
Dominio cognitivo (versione rivista)
La revisione di Anderson & Krathwohl (2001) aggiorna il modello ai bisogni del XXI secolo, esprimendo i livelli con verbi d’azione che riflettono processi attivi. Esempi:
- Ricordare (definire, identificare) → flashcard, quiz;
- Comprendere (spiegare, riassumere) → schemi, riformulazioni;
- Applicare (usare, dimostrare) → esercizi pratici, simulazioni;
- Analizzare (confrontare, distinguere) → case study, scenari;
- Valutare (giudicare, validare) → dibattiti, rubriche;
- Creare (progettare, costruire) → progetti collaborativi, prototipi.
Dominio affettivo
Riguarda atteggiamenti, emozioni e valori che influenzano motivazione e coinvolgimento. I suoi cinque livelli spaziano dal ricevere (attenzione) al caratterizzare (integrare stabilmente valori e comportamenti), con applicazioni particolarmente rilevanti nello sviluppo delle soft skill in azienda.
Dominio psicomotorio
Tratta abilità fisiche e motorie (percezione, risposta guidata, meccanismo, adattamento, risposte complesse), cruciali in contesti tecnici e professionali in cui serve coordinare mente e azione (es. procedure operative, attività di laboratorio, artigianato).
L’impatto della tassonomia di Bloom
Obiettivi formulati secondo la tassonomia risultano più chiari e misurabili, favorendo una progressione coerente e un allineamento migliore tra obiettivi, attività ed valutazioni. Integrare i livelli superiori stimola pensiero critico e creativo. (Esempi di benefici: chiarificazione delle attese, riduzione delle lacune, coerenza valutativa).
Critiche e limiti del modello
Alcuni esperti discutono l’idea di una sequenza sempre rigida: in certi contesti, i processi cognitivi possono presentarsi in ordine diverso o in parallelo. Inoltre, il modello originario sottostima dimensioni sociali, metacognitive e contestuali, per cui spesso si integrano approcci complementari oltre la classica “piramide”.
Casi d’uso: come applicarla nella formazione aziendale
La tassonomia trova applicazioni concrete nella progettazione di obiettivi chiari e nella valutazione. Un esempio di mappatura:
- Ricordare → procedure → quiz/flashcard;
- Comprendere → concetti chiave → domande aperte, riformulazioni;
- Applicare → strumenti → esercizi pratici, case study;
- Analizzare → problemi → diagnosi/audit;
- Valutare → qualità → rubriche, peer review;
- Creare → soluzioni → progetti/portfolio.
- L’idea è superare le sole domande di “restituzione” per verificare davvero la padronanza ai diversi livelli di complessità.
Come Edflex implementa la tassonomia di Bloom
In Edflex, i team pedagogici usano la tassonomia per selezionare contenuti, strutturare percorsi e accompagnare lo sviluppo delle persone con obiettivi chiari. È integrata in più funzionalità della piattaforma.
Assessment e autovalutazione dei livelli
Uno dei formati chiave è l’assessment: ogni collaboratore può misurare il proprio livello tramite un test di autovalutazione. Poiché la tassonomia è progressiva, occorre consolidare i primi livelli per passare ai successivi. Il test colloca l’utente su una scala (ad es. A1–C2) e restituisce obiettivi mirati per progredire. I percorsi e le risorse raccomandate aiutano ad acquisire le competenze necessarie per il livello successivo.
Strutturazione dei percorsi
Gli obiettivi dei percorsi di competenza sono formulati con la tassonomia e descritti in modo che l’apprendente sappia “che cosa sarà in grado di fare alla fine”. Ogni percorso valida 3–4 competenze al massimo, usando verbi d’azione (“identificare”, “distinguere”, …) che guidano la costruzione dei quiz e l’allineamento valutativo. Man mano che si sale di livello, entrano in gioco contenuti di editori partner sempre più specialistici.
Selezioni su misura per i clienti
Quando costruiamo selezioni per esigenze specifiche, ci basiamo sulla tassonomia per collegare i contenuti alle competenze attese e al livello della target audience, così da garantire aderenza agli obiettivi.
Sviluppo di roleplay
Anche i nostri roleplay alimentati dall’IA sono “condizionati” sulla tassonomia: obiettivi chiari, feedback personalizzati e valutazione degli acquisiti per indicare con precisione le competenze da rinforzare.
La tassonomia di Bloom resta un pilastro per i professionisti della formazione. Strutturando gli obiettivi secondo questa gerarchia cognitiva — scegliendo il livello giusto, i verbi adeguati e attività/valutazioni coerenti — migliori l’efficacia dei percorsi e i risultati per le persone e l’organizzazione.








